Chiacchierata con Francesca De Tisi, architetto 32enne che ha deciso di candidarsi all’Ordine con “Architettiamoci per Milano“. Abbiamo parlato del numero limitato di assunzioni dei giovani architetti, delle retribuzioni molto basse, del limbo tra libera professione e collaborazioni “esclusive”, delle assunzioni “in nero”, del non rispetto della Deontologia tra colleghi, ma anche del necessario rilancio della professione, della sua autorevolezza, del networking tra colleghi e del coworking.
Ma adesso lascio a lei la parola…
Ciao Francesca, raccontaci di te. Età, provenienza, passioni, professione.
Ho 32 anni e sono un architetto. Vivo in provincia di Milano e lavoro a cavallo della città e dell‘hinterland.
Amo dedicarmi alla realizzazione di oggetti, come gioielli e monili in bronzo, in collaborazione con una collega, con la quale ho creato il gruppo Archis.
Amo viaggiare, ho praticato vari sport in particolare arti marziali e arrampicata sportiva e adesso gioco a rugby con le seniores del Cernusco Rugby.
Nonostante le varie attività, non posso rinunciare in nessun caso a un buon libro, che sia narrativa, saggistica o divulgazione scientifica.
Cosa ti ha spinto a scegliere la via dell’Architettura? Di cosa ti occupi? In cosa si differenzia il tuo approccio?
Credo che l’Architettura sia stata una parte sempre presente, più o meno coscientemente, nella mia vita fin da bambina. Quando giocavo con amici e amiche, a me piaceva creare case con i lego, soprattutto le piantine delle abitazioni. Cercando di farle dimensionalmente corrette, prendevo le misure delle stanza “a passi” e cercavo di riprodurle.
A liceo ho avuto la fortuna di avere un’insegnante di disegno molto competente, che ha scelto di insegnare disegno architettonico invece di pittorico, ed è scoppiato ufficialmente l’amore per l’architettura, al punto da portarmi a sostenere il test d’ingresso anticipato alla fine del quarto anno, e avere la soddisfazione di passarlo già allora.
Mi sono laureata in Architettura Sostenibile e tale facoltà mi ha resa consapevole che la sostenibilità dell’architettura non riguarda solamente gli aspetti energetici e impiantistici, ma qualunque aspetto della progettazione. Infatti applicandola a livello sia ambientale che economico e sociale si riescano a progettare spazi che garantiscono il massimo benessere all’utente.
Cosa dovrebbe fare l’Ordine per il professionista? Cosa fa? Cosa vorresti che facesse?
Quando mi sono iscritta all’Ordine, alcuni anni fa, i neo iscritti sono stati invitati a una riunione conoscitiva. Durante questa riunione, un collega ha chiesto in che modo l’Ordine potesse tutelare i giovani neoassunti, in situazioni lavorative problematiche. Fu risposto che, dovendo tutelare tutti gli architetti coinvolti, compresi i datori di lavoro, non c’erano soluzioni.
Dopo la disillusione iniziale, mi sono resa conto che siamo noi Architetti a doverci impegnare per provare a cambiare quello che riteniamo non funzioni, sia nella professione che negli enti ad essa collegati.
L’Ordine dovrebbe essere il fulcro di una sinergia tra diversi professionisti, in modo da garantire il rispetto sia dei diritti che dei doveri e che debba cercare di avvicinarsi alle diverse realtà degli architetti milanesi, aiutando anche i giovani iscritti ad avere una prospettiva futura in ambito professionale.
Quali sono le problematiche della professione che ritieni di maggior urgenza?
Una grossa criticità del lavoro dell’Architetto, soprattutto agli inizi della professione, è il numero molto limitato di assunzioni regolari e retribuzioni molto basse, spesso a livello di “rimborso spese”.
Tale situazione porta spesso i giovani architetti a dover aprire la partita IVA, oscillando in un limbo tra la libera professione e collaborazioni esclusive, senza contratto, ma con effettive condizioni di subordinazione.
Questo scenario porta sempre più spesso al non rispetto dei regolamenti nazionali, regionali e Deontologici, creando quindi le ben note condizioni di falsa partita IVA, pagamenti in nero, assenza di contratti regolari, retribuzioni irrisorie, che vanno a discapito dell’immagine della professione stessa.
L’abolizione dei minimi tariffari, invece di garantire una giusta concorrenza per un lavoro migliore, ha causato solo una corsa al ribasso per accaparrarsi il cliente, spesso a discapito della qualità del lavoro. In questo modo si svaluta anche la professione dell’Architetto, in quanto il presentare preventivi sempre minori, degrada anche il valore del lavoro stesso.
Molti clienti non sono a conoscenza delle effettive competenze degli architetti, in quanto sono spesso convinti che alcuni lavori siano esclusivi di altre categorie professionali. Penso sia importante quindi diffondere in modo più accessibile il “vademecum dell’architetto”, per informare sia su cosa faccia il professionista, sia per informare sul reale valore del suo lavoro.
Sempre a tal fine, si possono organizzare incontri con associazioni e organizzazioni di altre categorie professionali, in modo da presentare la nostra professione e creare un contatto e una possibile rete per future assegnazioni di incarichi.
Per agevolare la fruizione dell’Ordine sarebbe necessario un decentramento in altre sedi, magari meglio servite dal punto di vista di mezzi pubblici e parcheggi. In questo modo sarebbe più facilmente raggiungibile e si garantirebbe un miglior accesso ai servizi. Inoltre gli spazi liberi, solitamente utilizzati solo per eventi, potrebbero venire utilizzati come spazi di Co-working, così da agevolare la comunicazione e l’incontro tra vari professionisti, in modo da creare una rete di collaborazioni e scambi di competenze.
Come, mai, tra tante liste, hai scelto “Architettiamoci”?
Ho molto apprezzato il modo in cui la lista si è presentata, come un network di colleghi disposti a condividere idee ed esperienze, sia per trovare soluzioni comuni, che per dare occasioni di riflessione.
Mi piace la spinta propositiva generale, e il modo in cui si lavora assieme con l’obbiettivo di realizzare qualcosa di concreto.
C’è davvero democrazia partecipata nelle riunioni di Architettiamoci?
Assolutamente sì. Ogni architetto ha avuto esperienze diverse, lavora in ambiti differenti e ha quindi riscontrato problematiche differenti. Solo condividendo idee, punti di vista e soluzioni possiamo cercare di capire e cercare di risolvere i problemi del maggior numero di realtà.
Quali le istanze più sentite?
Collaborazione, comunicazione, innovazione e rispetto reciproco
Chi altro vorresti si avvicinasse al progetto?
Penso che l’obbiettivo ideale sia l’unione del maggior numero possibile di professionisti, con diverse esperienze, in modo da creare un campione eterogeneo che abbia quindi una visione il più allargata possibile e possa quindi valutare il maggior numero di questioni e soluzioni
Quale la visione verso giovani iscritti all’Ordine, neolaureati e Millennials?
Le nuove generazioni sono in grado di portare nuove visioni e nuove competenze, e che il giusto livello di collaborazione e di unione di competenze permetta quindi di creare un’architettura migliore e più innovativa.
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Intervista al candidato Edmondo Jonghi Lavarini
Intervista alla candidata Caterina Parrello
Intervista al candidato Alessandro Sassi
Intervista al candidato Ettore Brusatori
Intervista alla candidata Paola Bettoni
Intervista al candidato Angelo Errico
Intervista alla candidata Sara Brugiotti (Sez. B)
Come, quando e dove si vota?
intervista a cura di Irriverender Architetto Bonnì,
Ufficio Stampa e Social Media Manager per la lista “Architettiamoci per Milano”
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