Oggi intervistiamo Massimo Somaschini, agronomo, esperto di stevia e di bambù gigante. Insieme a lui, capiremo l’importanza del bambù gigante nelle sue applicazioni in bioedilizia, bioarchitettura e design…
Ciao Massimo, innanzitutto le presentazioni…poi ti chiedo come è nato in te l’interesse per il bambu’ gigante
Sono un agronomo con una quarantina d’ anni d’esperienza, maturata in Italia ed all’estero.
Poco dopo la laurea nel ‘72 mi sono occupato di ricerca dedicandomi in un mio laboratorio , allestito con mezzi di fortuna, alla messa a punto di substrati colturali e moltiplicazione di cellule staminali vegetali.
I lusingheri successi ottenuti hanno attirato l’ attenzione anche di una multi-nazionale la Montedison S.A. a quei tempi, fra le prime dieci più grandi realtà industriali italiane.
Lavorando con loro alla promozione e sviluppo di progetti integrati in agricoltura, ho avuto il mio primo contatto con il bambù gigante negli anni ‘80 in Cina, dove mi recai per alcune conferenze sulle “Tecnologie avanzate in agricoltura“ .
In seguito nel 2014-2015 in Ghana, dove rimasi per due anni quale consulente del Ministero dell’ Agricoltura, ho avuto modo di vedere e seguire alcune piantagioni di bambù utilizzato soprattutto come materiale per l’edilizia ed esportato in molti paesi, Italia compresa.
Dove cresce il bambù gigante? Cresce anche in Italia?
Un po’ alla volta ho appreso che la coltivazione del bambù gigante è tradizionalmente legata a nazioni con grandi estensioni di terreno a disposizione come la Cina ove ci sono oltre 7 milioni di ettari a bambù gigante ( ¼ dell’ Italia) ma anche il nostro Paese è adatto a questa pianta. Il bambù resiste a – 15°/-20° C e non teme le alte temperature purché venga irrigato possibilmente con un impianto a goccia. Inoltre è una pianta dominante (della famiglia del granoturco) , per cui non ha bisogno di altre cure particolari se non una concimazione due volte all’ anno ed un fossato perimetrale (da tenere pulito) per contrastare la colonizzazione di terreni adiacenti.
In Italia ci sono attualmente 1600 ettari di bambuseti di circa 400 aziende agricole. La maggior parte di queste ha iniziato con 1-2 ettari ma non mancano casi come la Forever Bambù Holding che ha diverse decine di ettari di bambuseti suddivisi su più SRL agricole ed acquistabili, per chi vuole investire ma non ha terreni , in quote.
Quali le principali applicazioni?
Si calcolano almeno 1500 applicazioni del bambù fra cui: bio-masse, mobili, parquet, laminati , filati anallergici ( adatti anche per biancheria intima) bibite, suppellettili, consumo diretto del germoglio fresco. Quest’ ultimo utilizzo è particolarmente interessante per il florido mercato dei consumatori vegetariani circa il 10% della popolazione italiana, e per il fatto che è la prima fonte di reddito di un bambuseto.
Quale l’utilizzo su mobili e sul design in genere?
L’utilizzo nei mobili è già avviato da diversi anni non solo negli arredi costruiti con le canne di provenienza cinese o Sud Est Asiatico ma anche come rivestimento di cucine.
Altro utilizzo è quello dei laminati con superficie in bambù:
un materiale che sfida in durezza il teck.
Girando in case, uffici e luoghi pubblici è facile trovare questo tipo di rifiniture: purtroppo la produzione attualmente è quasi tutta di provenienza cinese, ma quando fra pochi anni saranno disponibili i culmi (canne) dei bambuseti italiani avremo i nostri parquet in bambù “made in Italy”.
Di seguito vi segnalo una splendida ed estesa applicazione fatto con i laminati di bambù sui soffitti dell’ aeroporto di Madrid.
Quale l’utilizzo nell’architettura e quali gli architetti che lo hanno adoperato?
Non si può parlare di bambù nell’ architettura senza ricordare due personaggi fondamentali nel processo di valorizzazione ed utilizzo di questo straordinario materiale:
l’ architetto colombiano Simòn Vélez autore anche di alcune, tra le prime, realizzazioni in bambù in Europa: una casa a basso costo e il padiglione Zeri all’Expo 2000 di Hannover, edificio a pianta poligonale alto 14 metri e mezzo e largo 40 con uno sbalzo perimetrale di 7 metri per proteggere l’interno dal sole e dalla pioggia.
Primo a pari merito, Kengo Kuma, uno degli architetti giapponesi più riconosciuti dalla critica internazionale. La Bamboo House in Cina, sotto la Grande Muraglia, e la Lotus House in Giappone, sono alcune delle sue architetture più famose
in cui ha utilizzato il bambù.
Concludendo, quali i vantaggi in primis della pianta di bambù gigante?
• è una graminacea invadente e dominante per cui cresce facilmente su quasi tutti i terreni
• eco-sostenibile: non necessita di trattamenti antiparassitari, di opere di palificazione ( come per vigne ed actinidia) richiede poche concimazioni possibilmente BIO e la chioma di un bambuseto produce il 35% in più di ossigeno rispetto ad un bosco tradizionale (fonte Università di Eindhoven)
• l’intricato intreccio dei rizomi a 30-40 cm sottoterra contribuiscono a consolidare i terreni franosi mentre la folta coltre di foglie cadute riduce il dilavamento in superficie
Il bambù come materiale in edilizia:
• coefficienza di durezza superiore al teck gli valgono la nomea di “acciaio verde”
• flessibilità e resistenza ne fa un materiale adatto anche a costruzioni anti-sismiche
Altre informazioni
intervista di: Irriverender Bonnì, architetto e formatore