Intervista a Fabio Macchia, inventore delle Olimpiadi del disegno tecnico, autore di un canale youtube di tutorial di tecnologia, e di un’app.
Buongiorno, Fabio Macchia: che percorso di studi hai alle spalle, come mai hai deciso di fare l’insegnante e da quanto insegni?
Sono laureato in Ingegneria Edile e Architettura presso l’Università degli studi dell’Aquila. Mi è sempre piaciuta l’architettura, tanto da fare, alle scuole superiori l’Istituto Tecnico per Geometri. Ma il mio sogno era quello di insegnare, sin dalle scuole elementari.
Mia madre infatti era insegnante di italiano alle scuole medie e quando ero piccolo, se non andavo a scuola, mi portava con lei in classe. Adoravo stare da quel lato della cattedra. Ero come il figlio di un calciatore che va a vedere le partite del padre e sogna di diventare calciatore pure lui. Io sognavo di diventare insegnante come mia madre anche se, a differenza sua, avevo una grande passione per i numeri e meno per la letteratura.
In passato hai fatto lavori diversi?
Prima di insegnare, una volta laureato, ho lavorato qualche mese in una azienda come disegnatore e successivamente ho svolto la libera professione per circa 10 anni, prima di fare il concorsone del 2012. Dal 2015 sono insegnante di ruolo senza precariato alle spalle.
L’esperienza nel privato prima e nella libera professione dopo mi ha aiutato anche a capire che il lavoro più bello del mondo non è quello dell’insegnante, ma quello dell’insegnante che prima ha fatto la libera professione o che ha lavorato nel privato.
Leggi anche:
Corso di preparazione al concorso scuola ordinario e straordinario A60 Tecnologia
Corso di preparazione al concorso scuola ordinario e straordinario A17 Disegno e Storia dell’Arte
Cosa sono le olimpiadi del disegno tecnico?
MacchiApp e il canale di Tecnologia: come sono nati?
L’idea del canale Youtube è nata qualche anno prima del Covid, perché cercavo un modo per aiutare gli alunni assenti a lezione. Spiego sempre in classe il disegno da fare e l’assenza dell’alunno, alla lunga , si ripercuoteva sui suoi risultati. Così ho realizzato il primo tutorial per la prima media, poi il secondo e alla fine sono diventati quasi 150 tutorial per la scuola secondaria di primo e anche di secondo grado. Mentre li facevo ho poi capito che sarebbero stati utilissimi per il lavoro da svolgere a casa per tutti gli alunni, soprattutto per gli studenti con Bisogni Educativi Speciali, e poi che se i miei alunni li avessero visti a casa, il giorno prima della mia lezione (flipped classroom), in classe mi avrebbero seguito ancora meglio.
Diciamo che quando è arrivato il Covid con la Dad, io ero già pronto da un paio di anni, con tutte le lezioni asincrone già registrate. Poi è nata anche la MacchiApp, una App che uso con gli alunni per ritrovare immediatamente il contenuto del mio canale youtube e non solo.
Da educazione tecnica a tecnologia: cosa è cambiato, oltre al nome, in questa materia?
Molto spesso cambiano il nome alle cose ma poi non cambia nulla. Nel nostro caso sono cambiati i contenuti, abbracciando ancora più temi che dovrebbero essere studiati in maniera, secondo me, più generica rispetto a come vengono trattati nei libri.
Questi studenti fanno le scuole medie, ritengo non sia utile fargli approfondire il funzionamento della macchina continua per fare la carta, giusto per fare un esempio. Peccato che poi abbiano ridotto le ore da 3 a 2. Quindi più argomenti e meno ore. Con i tagli si fa tutto, per non fare poi quasi nulla.
Tecnologia e colleghi: cosa pensi dei tanti allievi di colleghi che usano i tuoi materiali?
Ne sono felice. I tutorial erano nati per i miei alunni, poi ho scoperto, soprattutto grazie alla Dad, che li avevo fatti per gli alunni di tutti. La cosa mi inorgoglisce ed essere conosciuto tra le famiglie di studenti che non sono mai stati miei alunni, mi fa veramente piacere.



una premiazione e di 3 alunne con la maglietta col logo
Classroom e materiale digitale aggiuntivo: perché c’è tanto scetticismo da parte dei colleghi più “anziani”?
Non tutti i colleghi più “anziani” sono scettici sull’uso del materiale digitale. Diciamo che è più una forma di pigrizia, il non voler stare al passo coi tempi. La formazione degli insegnanti dovrebbe aiutare a questo, a farci capire se una cosa nuova è veramente utile a migliorare la didattica oppure non lo è. Invece ci presentano decine di corsi di formazione dicendo: devi fare così perché è moderno. No, io cambio metodo se una metodologia che funziona, altrimenti non ha senso farlo.
Tecnologia: alcuni studenti si chiedono a cosa serve la nostra materia: qual è la tua risposta?
Potremmo parlarne per ore. Voglio soffermarmi sul disegno tecnico a mano, con squadre e compasso. Abbandonarlo è il più grande errore che un insegnante di tecnologia possa fare. Si sviluppa l’intelligenza spaziale, quella grafica, quella cinestetica, aiuta a sviluppare l’intelligenza logico-matematica: il pensiero computazionale, il coding, è sempre esistito anche nel disegno tecnico, basta pensare alle regole delle Proiezioni Ortogonali. Non è necessario far muovere un robottino per imparare il pensiero computazionale, che altro non è se non “logica”. Il disegno tecnico è importante non solo per le materie tecnico-scientifiche, aiuta anche nel campo dell’intelligenza linguistica.
Riporto un intervista ad Umberto Eco su come sia nato il suo capolavoro, Il nome della rosa: “Tutti pensano che il romanzo sia stato scritto al computer o alla macchina da scrivere, in realtà la prima stesura fu fatta a penna. Però ricordo di aver passato un anno intero senza scrivere un rigo. Leggevo, facevo disegni, diagrammi, inventavo un mondo. Ho disegnato centinaia di labirinti e piante di abbazie, basandomi su altri disegni, e su luoghi che visitavo.
Era un modo per prendere confidenza con l’ambiente che stavo immaginando. Avevo bisogno di sapere quanto ci avrebbero messo due personaggi per andare da un luogo a un altro. E questo definiva anche la durata dei dialoghi che non ero così certo di saper realizzare”. Ecco, non fare disegno tecnico a mano è un delitto, perché si sta limitando lo sviluppo di intelligenze che poche altre discipline possono aiutarti a tirar fuori. L’uso per computer per disegnare, il CAD, deve arrivare successivamente, come strumento per andare più veloci in un mondo che ci chiede in continuazione di correre. Ma chi non sa disegnare a mano, non lo saprà fare bene neanche al PC e, comunque, potrà fare al più il disegnatore, mentre io punto a crescere dei progettisti.