Come sapete ormai da anni, Irriverender Blog raccoglie le interviste dei candidati all’Ordine degli Architetti di Milano, indipendetemente dalla loro lista di appartenenza.
Il collega Fabrizio Guccione ci ha inviato una nota sulla sua candidatura e i suoi progetti se dovesse essere votato.
La parola a Fabrizio…
Ti scrivo come candidato dell lista A.M. Architetti Metropolitani.
Rispondo alla tua prima domanda. Su di me uso la descrizione più semplice: sono solo un architetto, con passione civile.
La mia decisione di candidarmi è proprio legata alla lista. Ci presentiamo come gruppo per dare un segnale concreto di cambiamento al nostro Ordine provinciale, o meglio, metropolitano. E’ questo uno dei punti che ho condiviso. La volontà di riconoscere un territorio che comprende molte realtà a cui lo sguardo degli architetti contribuisce in modo molteplice. Gli iscritti svolgono diversi ruoli, come professionisti ma anche come dipendenti pubblici, come titolari di studi o come collaboratori. E’ in questa molteplicità che si ritrova il senso del cambiamento che proponiamo. L’Ordine è un ente pubblico, controllato dal Ministero di Grazie e Giustizia, che deve svolgere funzioni di controllo e sorveglianza degli iscritti. Come costruire il cambiamento? Noi lo abbiamo posto come premessa. Dare alla Fondazione un’autonomia reale, per raccogliere tutte le diverse anime ed istanze dei suoi 12.000 iscritti. Questo per riconoscersi, per creare relazioni, per dare valore alle diversità.
Lo faremo innanzitutto guardando al territorio, tutto, della città metropolitana. Sono 133 comuni.
Non solo Milano quindi. Vogliamo dialogare con tutte queste realtà cercando di dare senso alla pratica, al progetto, alle procedure, alle occasioni. Sapendo che raccogliendo le competenze e mettendole a rete potremo dare risposta alle nostre domande. In questi giorni di campagna faccio spesso l’esempio delle regioni italiane che hanno strumenti legislativi che assicurano la certezza del pagamento del professionista. La Lombardia? E’ stato mai chiesto? Lo abbiamo chiesto? No. E’ come se ci fossimo condannati alla solitudine. Cambiare l’Ordine significa anche questo. Decidere di avere uno sguardo plurale. Che vada al di là dei bisogni e impegni contingenti. Essere architetto significa anche appartenere ad una comunità d’intenti. Noi abbiamo usato la parola dignità. Che vale per tutti. Al di là del ruolo, del successo, dell’età.
Almeno un dettaglio personale posso darlo. L’età: 56 anni.
Pingback: L’Architetto Andrea Bonessa risponde sulla sua candidatura all’Ordine degli Architetti di Milano • Irriverender Blog, di Arch. Nath Bonnì