A tal proposito intervistiamo Pietro Galeoto, 20 anni di esperienza nella comunicazione, dalla carta stampata alla TV, oggi le sue attività sono prettamente concentrate su web e social.
Ciao Pietro, raccontaci un po’ di te…cosa ti ha portato ad occuparti di personal branding, e quali altre esperienze professionali corredano il tuo cv?
“Il mio primo approccio al personal branding è legato alla mia ultima esperienza lavorativa. Sono, infatti, stato a capo della Comunicazione di un importante Gruppo che opera nel campo delle risorse umane. E ho quindi toccato con mano quanto incida sulla selezione delle risorse la reputazione che il candidato ha sul web. Per questo ho iniziato ad approfondire l’argomento, sperimentando nel mio lavoro quotidiano tutte le nozioni apprese. Nel giro di un paio di anni, ho trasformato quindi la comunicazione aziendale da tradizionale a social, con risultati interessantissimi, tali da indurmi a lavorare su un progetto che mi vedrà prossimamente a supporto di professionisti e aziende per raccontare al meglio se stessi e il proprio valore. Ma avremo modo di parlarne in seguito”.
Cos’è il personal branding? Com’è direttamente connesso col successo professionale?
“Ciò che dico spesso è che noi siamo quello che esprimiamo e raccontiamo sul web. Pensaci. Quando senti parlare di un professionista o di un’azienda e vuoi saperne di più, che cosa fai? Prendi lo smartphone e digiti la tua Query su Google: il nome del professionista o dell’azienda… Beh in quel momento, anche se ti ho di fronte, per me sei quello che appari sul web; i contenuti che tu hai prodotto meglio sono fatti, più pertinenti sono al tuo business, maggiore è il tuo valore ai miei occhi”.
Qual è la differenza tra popolarità e reputazione?
“La popolarità è più legata alla forma e all’impatto di ciò che esprimi; la reputazione invece è legata ai contenuti, all’autorevolezza dettata dalla qualità dei tuoi interventi. Oggi sono importanti tutte e due le cose. Fondamentali sono il controllo e gli interventi ‘riparatori’ su contenuti che possono far divergere la tua web reputation dagli obiettivi che ti sei prefissato. Bisogna fare, dunque, un distinguo netto tra utilizzo istintivo e utilizzo razionale/professionale dei social network”.
Quali sono i principali concetti che dovrebbe conoscere un professionista o uno studio che di appresta a migliorare il suo personal branding?
“Anzitutto è necessario fare in modo che la propria immagine sia coerente e coordinata. Poi è fondamentale riempire i propri strumenti (sito web, blog, social) di contenuti altrettanto pertinenti. Qualsiasi architetto o professionista in genere, deve capire un concetto fondamentale: alla gente, ai nostri potenziali clienti, non frega nulla di noi… ciò che può interessare loro è: come possiamo essere loro utili, quali soluzioni possiamo offrire loro. Mi spiego meglio. Un architetto si sarà trovato a risolvere un problema di spazi, altezze, agibilità… lo racconti, racconti come è riuscito a risolvere un determinato problema. E’ questo che interessa al tuo potenziale cliente, che magari vorrà risolvere proprio quel problema”.
E un architetto, designer, o visual artist che ha deciso di lavorare come freelance? Puo’ il personal branding aiutare a trovare delle commesse?
“Certo! Ricordiamoci sempre che un freelance che dimostra di conoscere il campo in cui lavora e di poter raggiungere in autonomia un determinato risultato è sempre più competitivo sul mercato, rispetto a un’azienda che ha più costi da sostenere”.
Il personal branding ha un valore al di là di cio’ che si sta facendo “al momento” professionalmente? E’ un investimento più a lungo termine?
“Sicuramente. Il tuo personal branding è un valore al di là dello specifico momento, è una casa che va costruita mattone su mattone”.
Perché i professionisti anziani o di mezza età rimproverano i giovani di “perdere tempo col web” dicendo che “devono andare a lavorare”? Dipende dal loro non essere capaci di capire l’importanza dello strumento?
Quanto è importante la comunicazione visuale?
Quanto è importante “fare networking”?
“Importantissimo sia off che on line. Interagire attraverso i commenti su blog e post è un’ottimo strumento per confrontarsi e conoscersi. Per quanto mi riguarda, sono nate molte collaborazioni proprio così, in particolar modo su linkedin”.
Quali sono i social più efficaci per chi si propone come professionista tecnico? e per chi si propone come 3d visualizer? (modellazione, rendering,…)
Quali i migliori strumenti? Articoli? Video? Immagini studiate?
“Tutto fa brodo. Ma soprattutto bisogna seguire le proprie attitudini, per fare in modo che i contenuti siano sempre più di qualità. Per quanto mi riguarda, il mio futuro sarà orientato sui video,che sono anche lo strumento che i social stanno sempre più ‘spingendo’. Si calcola che tra qualche anno il 75% dei contenuti Web sarà vide, ed è bene che tutti inizino a prendere dimestichezza con questo strumento”.
Quali, invece, gli errori da non fare?
“Uno su tutti è sottovalutare la foto, l’immagine dei propri profili, che invece è il nostro principale ‘segno di riconoscimento’. Tempo fa scrissi un articolo proprio su questo argomento che è possibile leggere qui, Per tutto il resto direi che non bisogna avere paura di sbagliare; prima si sbaglia prima si impara”.
Si dovrebbe cominciare a curare il proprio personal branding quando si è ancora studenti?
“Se si hanno delle passioni, degli interessi, perché no… Si pensi che in America il nome dei propri figli si sceglie in base al fatto se il dominio è libero o se il nome è già inflazionato sul web. Insomma chi ben comincia è a metà dell’opera”.
Quali sono le figure professionali a cui uno studio o un professionista dovrebbe appoggiarsi per accrescere il personal branding?
E poi il mio caro amico Luca Conti, consulente, blogger, docente e giornalista, vanta una delle più produttive bibliografie sull’argomento”.

grazie Architetto per la bella chiacchierata 😉