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Federico Della Puppa: l’economia circolare e il valore della demolizione

Il secondo relatore dello stand 5, Osservatorio del cambiamento, è Federico Della Puppa, docente, che interviene come responsabile dell’area Economia&Territorio presso Smart Land, facendo un intervento dal titolo “Quali trend per le costruzioni”.

Federico Della Puppa: l’economia circolare e il valore della demolizione

NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA

Inizia con un fatto di cronaca: un quadro di Banksy è stato acquistato all’asta e subito dopo è stato/si è distrutto, acquistando notevolmente valore.
Questo episodio si può considerare schumpeteriano (da Joseph Schumpeter, economista austriaco, fondatore della “teoria dell’innovazione”) poiché riprende il tema della “distruzione che crea valore”, ma anche lavateriano (da Johann Kaspar Lavater, filosofo e teorico svizzero, che ha sviluppato il tema del “cambiamento”).

ECONOMIA LINEARE E CIRCOLARE

Anche la globalizzazione ha contribuito ad un profondo cambiamento, contrapponendo due tipi di economia: quella lineare, basata sull’ “usa e getta”, e quella circolare, che porta a “ripensare i processi”.
Non si deve pensare che la “circolarità” sia la nuova moda ambientalista “da salotto”. Non si tratta di un’operazione di “greenwashing”, ma un approccio che, oltre a portare ottimizzazione, porta anche risparmio.
E’ un passaggio dalla fabbrica al territorio: è necessario riutilizzare le aree dismesse del periodo fordista, in un’ottica circolare.

IL MERCATO DELLE COSTRUZIONI E’ UN DIESEL

E’ un periodo storico di forte discontinuità, in cui è cambiato l’intero sistema di riferimento, e se affrontiamo la situazione con i vecchi strumenti, diventiamo incapaci di fare previsioni.
Anche gli strumenti di lettura sono stati validi fino al 2010. Ai tempi, Silvio Berlusconi sosteneva che “se fossero ripartite le costruzioni, sarebbe ripartita l’economia”. Adesso le dinamiche sono profondamente cambiate, e sono le costruzioni a dover seguire l’economia. L’andamento delle costruzioni segue, con un ritardo, quello dell’economia: ripartono e crollano in differita rispetto ai cambiamenti economici del Paese, come se il mercato edile fosse un diesel.
La crisi ha avuto inizio nel 2009/2010, ma è stato nel 2011 che lo spread ha generato una profonda discontinuità, essendo un’azione critica che si è sommata a tutti gli altri cambiamenti in atto.
Adesso vi è una ripresa economica che non riesce ad “agganciare” il mercato immobiliare/delle costruzioni, che rimane molto altalenante.
Le costruzioni, dunque, non sono più il “driver” della crescita: vi è un galleggiamento e un forte deficit di produttività. Questo, in verità, non riguarda solo il mercato delle costruzioni.

Il Bim, ad esempio, è un potente strumento nuovo, che non deve essere usato con la mentalità del passato.
La “manifattura” è cresciuta del doppio, per il mercato delle costruzioni l’approccio culturale deve essere diverso.
Dobbiamo “svecchiare” il sistema: il taylorismo e il toyotismo vanno abbandonati.
L’industria 4.0 è stata un fallimento perché ha cambiato solo le macchine e non le teste.
Le costruzioni, attualmente, sono un settore che spreca e che inquina: i detriti da cantiere vanno riciclati e non più portati in discarica, ma nei distributori di materiali. Andrebbe chiamato non più settore delle costruzioni, ma delle de-costruzioni, se non addirittura delle demolizioni.
Come Banksy, dobbiamo dare valore demolendo quanto abbiamo costruito, creando un’opera d’arte dalla distruzione di un’opera d’arte.
La demolizione è la nuova economia delle costruzioni, e deve rapportarsi ai valori d’uso dei beni, e non ai valori di possesso.

EQUILIBRIO E DINAMICITÀ

Il tema del “possesso” dei muri di casa propria va abbandonato. Ci siamo abituati a pagare l’uso mensile degli oggetti, perché si sta passando ad un’ottica dinamica e non più statica.
L’equilibrio nel mercato non corrisponde a quello di un veicolo a quattro ruote (dove è il mezzo a dare stabilità), ma a quello di un veicolo a due ruote, dove è il conducente a dare equilibrio.

Infine, dovremmo smettere di abusare di parole come resilienza, che trasmettono un adattamento al ribasso, un “rimanere uguali a se stessi”, e iniziare ad usare parole come trasformazione.

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