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AI e internet: cosa potrebbe cambiare, possibili scenari

Oggi scrivo uno di quegli articoli “all’antica”, non pensati al posizionamento e non pensati a risponedere alle domande che vengono poste a Dottor Google.
Si tratta di un semplice articolo per i lettori, per i seguaci del blog, un’articolo che dà un contributo di pensiero, non so se valido o meno, ma che può essere scritto solo da un umano.
Non voglio sembrare una di quelle persone noiose, chiusa al cambiamento, e che vanta l’insostituibilità umana, perché l’articolo parla proprio di questo: in cosa la mente umana verrà sostituita?

Lettori che entrano dal sito VS visite casuali dai motori di ricerca

Ogni blog riceve una parte di visite dalla pubblicità sui suoi social, sulla newsletter, e dai suoi lettori fidati, quelli che magari ricevono una notifica ogni volta che qualcosa viene pubblicato.
Quelli non spariranno, perché non arrivano dai motori di ricerca.
Poi ci sono quei lettori che arrivano perché vogliono una risposta. Di solito stanno poco sul sito, escono subito se non trovano la risposta, e di solito, per loro, costruiamo degli articoli ad hoc, delle “wiki”, che servono a dare risposte. In alcuni miei blog, quel tipo di traffico, quello di lettori in cerca di risposte precise, equivale al 75% dei visitatori. Sono persone che raramente tornano, a meno che io non le riesca a catturare con una call to action (magari anche solo un like alla pagina facebook o l’iscrizione alla newsletter) messa apposta in questi articoli “acchiappa posizioni”.

I lettori occasionali che cercano risposte “fanno bene” ai nostri siti e blog?

Non si tratta di articoli scritti male, solo perché sono finalizzati al posizionamento: mi rendo conto, tramite le statistiche, che c’è un “vuoto” su un argomento, che nessun sito spiega un concetto, una definizione, un significato, e creo articoli, fatti a mano, fatti “all’antica”, che spiegano cosa significa qualcosa. Chi arriva? Arriva una persona che per varie ragioni non potrà quasi mai essere un mio lettore fisso, che cerca un’informazione e poi se ne va, e che, proprio per questo, non è un esperto o appassionato dei temi che tratto e che non ha interesse a diventare un lettore fisso.
Solo raramente tornerà sui miei siti. Tuttavia, scrivere articoli di questo tipo serve. Attualmente, ancora, serve. Il traffico che generano questi utenti, in qualche modo, serve ad aumentare il digital branding dei miei e degli altri.

Zero position: punti di vista controversi sull’antenato della Chat Gpt

Ricordo, tempo fa, una discussione tra SEO manager: Zero position, si o no? Ci chiedevamo se aveva senso “catturare” le posizioni zero, quelle che, solo per alcune voci, vengono prima della prima posizione.
Sono “estratti di testo” pertinenti alla domanda che l’utente fa a Google. Io ne ho conquistate diverse, ma le pagine con delle “zero position”, paradossalmente (o forse non paradossalmente), non generano tanto traffico, perché la persona legge e se ne va, senza neanche entrare sul sito. Ci siamo interrogati a lungo se avere zero position in qualche modo può fare Brand Reputation, e la risposta è sì. Oggi è ancora sì. Per quanto la risposta sarà si?

Dalla zero position alle risposte dialogiche delle AI

Google, pian piano, si stava già trasformando in una “chat GPT”, e lo prova proprio l’esistenza delle zero position, che rimane, comunque, basata sul trovare un articolo che ha un estratto il più possibile pertinente ad una domanda fatta (ma l’articolo, in qualche modo, c’è ancora e viene riportato sotto).
Ma quando il motore di ricerca indicherà direttamente solo una zero position, e tra l’altro elaborata, come risposta articolata estratta da tante fonti, chi avrà più bisogno di visitare i nostri siti?

Blog amatoriali e siti aziendali: cosa cambierà se si perde il traffico del “content marketing”?

Se si sta parlando di un blog come questo, la risposta è che lo continuerà a visitare solo quel pubblico, quello zoccolo duro, di nerd iscritti alla mia newsletter, e che trova interessanti le cavolate che dico.
Ma cosa succederà quando non ci sarà più il traffico che arrivava magari solo per cercare un’informazione che, di sfuggita, e magari per caso, davo in un articolo, che forse era pure focalizzato su altro?

Questo è un problema relativo, se stiamo parlando di blog come questo, ma cosa resterà del “content marketing”, di tutta quella strategia basata sul costruire contenuti pertinenti al business aziendale, per far arrivare traffico, e finalizzazioni, al sito aziendale o all’e-commerce?

Google correrà ai ripari? Elaborerà un’alternativa con nuovi e vecchi vantaggi?

Molto dipenderà da come cambieranno le ricerche. Capiremo meglio quando Google elaborerà lui stesso (per non soccombere) un nuovo modello. Molti hanno paura dell’affidabilità delle fonti, ma l’intelligenza artificiale potrebbe selezionare per qualità (fonti autorevoli, come i siti degli atenei, o dell’agenzia dell’entrate) oltre che per quantità (le risposte più date, statisticamente, dalle fonti presenti nel web).
Chissà se la ricerca citerà le fonti, in modo che siano disponibili, come approfondimenti. Ma, anche se lo farà, qualcuno le cliccherà? Perché dovrebbe volerlo fare?

Molti settori si fanno domande: sarà la morte di alcune “professioni”?

Non si tratta solo di come cambierà il modo di scrivere (articoli scritti da intelligenze artificiali che diventano fonti per altri articoli scritti da intelligenze artificiali, in un loop eterno), non si tratta solo di figure professionali che spariranno (il caporalato della parola di chi scrive a mezzo centesimo a parola), ma anche di come cambierà internet se cambierà il modo di cercare, perché chi ha siti per profitto (personal branding o vendita diretta, di un servizio o di un prodotto), potrebbe non avere più giovamento nel posizionamento.

Seo Manager, Seo Specialist, Seo Expert: serve momento di confronto e riflessione

Noi Seo Manager non rimarremo di certo disoccupati. Come abbiamo sempre fatto, studieremo i cambiamenti e impareremo a trarne giorvamento per i nostri siti e, soprattutto, per quelli dei nostri clienti, ma c’è un prerequisito: comprendere quello che sta accadendo, senza resistenze, senza pregiudizi. Mettendoci in ascolto, come sempre abbiamo dovuto fare, ma di più.

Conclusioni

In questo articolo non “mi sbatto” a mettere H2, H3, titoli alt ottimizzati e altri strumenti. Mi interessa che venga letto da chi entrerà per leggere il mio contributo di pensiero, come se fosse una lunga lettera a colleghi e lettori, che spero abbiano la pazienza di arrivare alla fine.

 

Foto di Tara Winstead

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